Il periodo di origine di questa tradizione popolana (non ancora precisato), dovrebbe, risalire alla fine del ‘700, o quanto meno alla metà dell'800, quando le coste di una Castellammare di pescatori e marinai, furono palcoscenico di una tragedia marinaresca, della quale si tramanda, fu protagonista un pescatore stabiese, unico superstite di un naufragio.
Per maggiore precisione descrittiva, inseriamo il magistrale racconto della sciagura, tratto dall’opuscolo “Fratièlle e surelle” di Alminni, nel quale l’autore scrive:
(l'altra statua dell'Immacolata che è posta sempre a via Regina Margherita, io ci passo tutti i giorni per andare a lavoro!)
Era la grande Mamma; il naufrago la riconobbe dall’aureola di stelle che le cingeva il capo. Non c’erano dubbi, era l’Immacolata Concezione che gli tendeva le braccia per trarlo in salvo! L’emozione fu tanta che perdette i sensi. Quando si svegliò, era sull’arenile (...) tra le assi e i rottami della sua barca sparsi un po’ dovunque e che, con lui, il mare aveva spinto verso la spiaggia. Fradicio d’acqua, anche se stremato e privo di forze, si rese conto che era l’alba. La prima luce del giorno, i primi raggi del sole, lo sorpresero riverso sulla spiaggia, tutto infreddolito e dolorante. (...) Finalmente fu avvistato da gente del posto, uomini, donne e bambini, riconosciutolo, gli facevano festa a gran voce. Ma egli non riusciva ancora a capire il perché tanto era intontito. (...) All’improvviso tutto gli fu chiaro, rivide ciò che gli era capitato: “L’ho vista affacciata alla finestra, che mi tendeva le braccia! Era la Madonna ! Era la Madonna !” e continuava a ripeterlo come a se stesso e, alla fine, cadde in ginocchio con le mani giunte, invitando tutti i presenti con l’appellativo di fratelli e sorelle ad imitare il suo gesto. “E mò, tutti insieme, diciamo il Rosario alla Madonna, incominciando “dall'AUMMARIA!” Esortò l’uomo salvato e così il primo Rosario del marinaio venne recitato sull’arenile, intorno ad un grande falò, per potersi riscaldare. E forse, in ricordo di questo straordinario evento la vigilia della festa dell’Immacolata si usa ancora accendere i falò nelle strade...” (...) Ancor oggi, il motivo del “dare la voce” è di natura religiosa, per cui, chi si dedica a tale pratica, lo fa per assolvere ad un voto per grazia ricevuta; un particolare significativo, poco considerato, che la dice lunga sulla devozione alla Madonna di chi si dedica al “dare la voce”, è caratterizzato dalla costante presenza che egli offre vita natural durante per assolvere questo compito, svolto tra l’altro, anche in cattive condizioni meteorologiche (pioggia, freddo e vento) e in periodi di malattia. Come vuole la tradizione, quindi, “Fratièlle e surelle” esegue la cantilena per l’intera “dodicina”, per esortare i fedeli a recarsi in chiesa, al fine di recitare il Rosario alla Madonna.
Chi dà “la voce” identificato con l’appellativo di “Fratièlle e surelle”, oggi, è presente quasi in tutti i quartieri di Castellammare"
Ecco, qui finisce il racconto de il Libero Ricercatore, colgo l'occasione per ringraziare Maurizio Cuomo per la disponibilità che ha dimostrato nei miei confronti, permettendomi di utilizzare questo materiale.
Io aggiungo che, sulla scia della tradizione religiosa, con la notte dell'Immacolata si apre, per gli stabiesi, ufficialmente, il periodo delle festività natalizie, molti seguono la "voce" tutti i giorni e vanno in chiesa a recitare il Rosario, ma la maggior parte vi si reca in massa, nella mattina dell'8 dicembre, alla prima messa delle sei , quindi si passa la notte ad aspettare la voce di "Fratielle e surelle" e quale modo migliore di passare la nottata se non ... giocando?
Si, ci riuniamo nelle case di amici e parenti a grupponi, si mangia, si gioca a carte, a tombola e altro, poi magari si scende a fare un giro in città per ammirare i 'fucaracchi'', i falò che i giovani di ogni quartiere organizzano già mesi prima raccogliendo legna in ogni dove e col tempo si è creata una sorta di 'gara' tra i quartieri a chi fà il falò più alto, poi si aspetta la 'voce' per poi seguirla tutti inseme ed assistere al suggestivo ingresso in chiesa di chi da la voce, che è sempre una persona cha ha fatto un voto alla Madonna. La tradizione è particolarmente a viva a via Regina Margherita, dove ho fatto le foto, lì è nata una vera e propria associazione per mantenere in vita il culto dell'Immacolata e ogni anno si allestisce un palco dove viene recitato il Rosario e la Messa e dove, anni fa, si faceva anche un vero e proprio spettacolo di canzoni napoletane.
Ho tantissimi ricordi legati alla notte dell'Imacolata, le prime 'nottate' a casa dell'amica al piano di sotto, poi, la prima comitiva, io, sempre assonnata, che non riuscivo a resistere, l'aria pungente del primo mattino, la stanchezza che però ti passava quando sentivi la banda, la messa che sembrava sempre troppo lunga, la fatica di resistere al sonno e ... il ritorno a casa, dove mamma si era alzata anche lei all'alba per farmi trovare ...... queste delizie: zeppolelle di patate dell'Immacolata e struffoli che stamattina ho voluto provare a fare io per la prima volta con le sue ricette.Tante 'nottate' le ho passate a casa della mia amica-sorella, lei è stata una delle prime a sposarsi nel 1995, quindi casa sua era meta di molti raduni, ora molte cose sono cambiate, abbiamo quasi tutti dei bambini e le nottate non le facciamo quasi più ma non manco mai di fare una passeggiata per le ve del centro la vigilia dell'Immacolata e così ho fatto ieri con la mia amica ...
(la mia amica Mena a destra, io ... a sinistra)
Intanto vi lascio con qualche immagine della preparazione dell'albero a casa mia stamane, mentre io pasticciavo, i miei uomini ...